E smosso fin al cielo
Or gli erge fiotto altero,
Or negli abissi affonda, e di spavento
Gli spirti ammorta il gelo,
E ’l senno appanna d’un opaco velo:
E le trepide piante
Fa traballar, qual d’ebbro vacillante. 13 Ma s’angosciosa voce
Al Signor dirizzar, fra tanti orrori,
Ei di morte presente
Gli salvò da la foce,
Del mar calmando il cruccio ed i bollori:
E la gonfia corrente,
Con somma gioia lor, fermò repente:
Ed a bramato porto
Fu ’l legno fral da soave aura scorto. 14 Dunque lieti e contenti
Cantin del gran Signor l’alma clemenza,
Nel suo divin cospetto.
Ed a l’umane genti
De le prove di sua chiara potenza
Spieghino il bel concetto.
Del popol santo nel gran cerchio eletto,
Rendangli eccelsi onori,
E del Senato negli augusti cori. 15 Esso, perenni fiumi
Assorti in ghiaie sterili converte:
E rampollanti vene
In folte d’aspri dumi,
Sceme di fresco umor, lande diserte.
E le sugose amene
Terre fa tralignar in salse arene:
Perchè ’n sede beata
Fu degli abitator la gante ingrata. 16 Esso aridi terreni
Di fecondo liquor impregna, e ’n guazzi