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salmo cvii. 211

     Correndo, senza freno,
     Dietro a l’empio desire:
     Onde puniti di flagello degno
     Addogliati giacièno:
     E per febbri e languor venuta meno
     Di vivande ogni voglia,
     D’acerba morte fur fin a la soglia.
9          Se ’n loro grevi affanni,
     A la mercè divina ebber ricorso,
     Con intente preghiere:
     A lor mortali danni
     Egli ratto mandò dal ciel soccorso,
     Su le snelle e leggiere
     Ale del suo parlar d’alto potere:
     E ne le stanche ed egre
     Membra egli infuse nuove forze integre.
10          Dunque lieti e contenti
     Cantin del gran Signor l’alma clemenza,
     Nel suo divin cospetto.
     Ed a l’umane genti
     De le prove di sua chiara potenza
     Spieghin il bel concetto:
     Gioiosi offrendo con divoto affetto,
     Di laudi l’ostie care,
     E risonando ognor l’opre sue rare.
11          Que’ che ’n debil vasello
     Solcan del vasto mar l’onde spumose:
     Ed al guadagno intesi,
     Spesso clima novello
     Scorron mercando robe preziose,
     In remoti paesi:
     Le meraviglie essi veggon palesi
     Del gran rettor del mondo,
     E l’alto oprar ne l’Oceàn profondo.
12          Al suo tremendo impero
     Poggia, soffiando tempestoso vento: