Nel suo divin cospetto.
Ed a fumane genti
De le prove di sua chiara potenza
Spieghino il bel concetto.
Ch’ei d’umor ristorò l’agro difetto
De l’assetate vene,
E la fiera appagò fame di bene. 5 Quei che ’n funeste celle
Di carcer atro si giacean ristretti
In ceppi ed in vincigli:
Perchè voglie ribelle
Porser, ritrosi a’ suo’ divini detti,
E con alteri cigli,
Del Sovran isdegnar i buon consigli:
Ond’ei lor con dolori
Fiaccò le membra e macerò li cori. 6 Se recisa ogni speme
D’altronde indarno sospirato aiuto,
Alzaro al ciel i gridi,
In lor angosce estreme;
Presto fu dal Signor scampo venuto:
E con pietosi e fidi
Modi, gli trasse dagli oscuri nidi,
E’ ferri ruppe e sciolse,
Ed a morte i prigion dira ritolse. 7 Dunque lieti e contenti
Cantin del gran Signor l’alma clemenza,
Nel suo divin cospetto.
Ed a l’umane genti
De le prove di sua chiara potenza
Spieghin il bel concetto.
Che le ferree spezzò sbarre di netto,
E de’ chiostri di morte
Di sodo bronzo fracassò le porte. 8 Color ch’insano ardire
Sospinse a trapassar del giusto il segno,