Nè fur gl’immensi tuoi favori attesi
Da lor, che ribellare
Ardiro, appresso e ’n mezzo al rosso mare. 4 Ma pur, Signor, per amor di te stesso,
Per far scoppiar del tuo poter il lampo,
Lor desti aiuto e scampo.
Col tuo sgridar fu ’l mar spartito e fesso,
Ed in asciutto messo:
E de’ gorghi fu lor pel greto aperto
Piano cammin, come per un diserto:
E da l’infesta mano
De’ lor tiranni gli salvasti umano. 5 Su’ lor nemici fu ’l fiotto rivolto,
Sì che, da l’improvisa adra tempesta,
Non ne rimase testa.
Allor fu il tuo parlar da loro accolto
In fede, e a cantar tolto
Il trionfo di tua chiara vittoria.
Ma, tosto loro usciro di memoria
I tuo’ fatti potenti,
E a’ tuo’ consigli furo impazienti. 6 Di voglie ingorde accesi ed invaghiti,
Di Dio ne l’ermo fer audaci prove,
Con lor domande nuove.
Lor voti a pieno fur da lui compiti,
E sazi gli appetiti.
Ma insieme in lor mandò la tisichezza.
Mosse a Mosè lor invida fierezza,
Ed al sagrato Arone,
In mezzo al campo capital tenzone. 7 S’aprì la terra e ’l fier Datan assorse,
E d’Abiram la setta congiurata:
E lor schiera adunata
Arse la vampa, che ’n quel punto sorse,
E fra gli empi trascorse.
D’un vitello in Oreb fer la figura,