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194 i salmi di david

     Piango, ne’ fieri lutti.
     Le luci il dolce sonno
     Giammai gustar non ponno.
     Al passer solitario sopra ’l tetto
     Nel gemer i’ rassembro ansio del petto.
4          Oltraggi, strazi e scorni,
     I mie’ nemici, contra me rabbiosi,
     Mi fanno tutti i giorni.
     Di maladir i modi dispettosi,
     Da’ mie’ casi dogliosi,
     Prendon con furie insane:
     Perchè ’n vece di pane
     La sozza polve e cenere ho mangiata,
     E co’ pianti la mia coppa adacquata.
5          Perchè, di sdegno acceso,
     Tu m’hai, Signor a basso traboccato,
     Ed in terra disteso:
     Appresso avermi in glorioso stato
     Innanzi sollevato.
     Qual ombra vespertina,
     La vita mia dichina.
     Ed i’ mi struggo, spasimato, in guisa
     De l’erba ch’arde il sol, falce ha recisa.
6          Ma tu, Signor, dimori
     Immutabile e immoto in ogni etade:
     I memorandi onori
     Son sempiterni di tua Maestade.
     Sorgi ed abbi pietade
     De la cara Sione,
     Ch’è matura stagione
     Che ’n lei spieghi le tue grazie divine,
     Omai ch’è giunto l’assegnato fine.
7          Perch’a’ suoi sparsi sassi
     Hanno i tuo’ servi l’affezion rivolta:
     Piangendo che la lassi
     Negletta in polve e cenere sepolta.