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salmo ci. 193

     Da me discaccerò l’altero viso
     E ’l gonfio cor: ed i leali e fidi,
     A cercar gli occhi avrò tuttor intenti,
     Per famigliari miei fargli e serventi.
4          Nè mai ne l’ostel mio farà soggiorno,
     Chi tesse frodi o finge ne’ sembianti:
     Nè ’l mendace potrà starmi davanti:
     Che gli empi sterminar, di giorno in giorno,
     Dal paese sarà mia real cura,
     Per tener del Signor la città pura.


SALMO CII.

1          Ascolta il prego mio,
     Caro Signor, e a te pervenga al cielo
     Il grido che t’invio.
     La faccia non celar d’un fosco velo:
     Mentre d’affanno anelo,
     A me l’orecchio inchina.
     La tua mercè divina,
     Qualor ti fo l’acerbe doglie conte,
     Mi die risposte grazïose e pronte.
2          Ratto si dileguaro
     I giorni miei, come fumo e vapore:
     L’ossa mie si seccaro,
     Qual arsiccio tizzon, privo d’umore.
     Fummi percosso ’l core;
     E come erbaggio passo,
     Fu d’ogni vigor casso.
     Mi fer l’angosce amare, ond’io m’accoro,
     D’ogni cibo obliar l’almo ristoro.
3          Pe’ sospiri infocati
     Son gli ossi, del natío succo rasciutti,
     A la pelle attaccati.
     Qual gufo o pellican in ermi brutti



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