Quel che ’n petto ne batte spirto fioco.
Se fuor d’occulto loco
Le nostre sozze iniquitadi traggi,
A lo splendor de’ tuoi divini raggi.
E se, squarciando di segreto il velo,
Quelle palesi al luminoso cielo. 5 Quindi veggiam di nostra vita lassa
Precipitar la sera,
Per la tua giusta indegnazion severa.
Nè sì tosto parola in aria passa,
Che quell’è spenta e cassa.
Chiudon l’umana etade anni settanta,
Ed in forze più salde al sommo ottanta.
Anche n’è vano il fior e mero stento:
Quell’è reciso e noi voliam al vento. 6 Ma chi de l’ira tua la forza intende?
E a l’ugual del timore,
Che t’è dovuto, save qual ardore
Di cruccio in te il nostro peccar accende?
Or, perchè i cori emende
Saver divin, fanne a contar accorti
I giorni nostri fuggitivi e corti.
Volgiti omai, nè più star aspettando,
A’ servi tuoi pacificato e blando. 7 E per ristoro de’ sofferti danni,
Saziane ogni mattina
De la Manna di tua grazia divina.
A fin che, sciolti di gravosi affanni,
Passiamo i giorni e gli anni
Giubilando tuttor in canto e festa.
Sacra fiamma di gioia in noi ridesta,
De le stagioni faticose al pari,
Che ne colmasti di cordogli amari. 8 Chiare dispiega a’ tuoi servi e devoti
Di tua potente mano
L’opre ammirande ed il valor sovrano.