I figli suoi, nè d’osservarlo han cura,
Darò lor su le terga,
Pe’ lor misfatti, con paterna verga
Severa battitura. 15 Non fie ch’unque però il mio buon volere
Del tutto a lui ritolga:
Nè ch’incostante menta
Contra le sante mie promesse vere:
Nè che ’l mio patto sciolga,
O che disdir consenta
Gli effetti, quanto da mie labbra uscìo.
A David i’ giurai
Per la mia Santità, nè sarò mai
Ad attener restìo. 16 I’ dissi d’eternar di lui la prole,
E fondar la sua seggia,
Nel mio divin cospetto,
Per età senza fin al par col sole.
E qual nel ciel lampeggia
La luna, in lume schietto,
Far che sie sempre salda e stabilita:
Di che sul fermamento
È il fido testimon e l’argomento
Che questo ver n’addita. 17 E pur tu l’hai, Signor, avuto a sdegno:
E di cruccio infocato
Desti lontano bando
A l’Unto tuo, che già sagrasti al regno:
L’accordo patteggiato
Col tuo servo annullando.
Tu gli hai convolto il puro diadema
Per entro ’l fango immondo:
E le sue rocche e mura, a tondo a tondo,
Messe in ruina estrema. 18 D’esso i passanti fer prede e rapine:
E per giunta dogliosa