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salmo lxxxiii. 161

     D’Endor ne la tenzone.
     Lor prenzi fa perir come Zeebbe,
     Salmunna, Zeba, Orebbe.
6          Perchè fra loro disser con baldanza,
     Conquistianci di Dio
     Il sacro Tempio e gloriosa stanza.
     Raggiragli, o Dio mio,
     Come una palla per piagge pendenti,
     E qual fuscel a’ venti.
7          Come selve talor divampa il foco,
     E fiamma strugge i monti,
     Perseguangli così di loco in loco
     I tuo’ turbini pronti:
     Sì che s’arrendan al tuo Nome altero,
     Con onta e vitupero.
8          Fagli confusi traboccar sossopra,
     E perir infelici.
     A fin che provin, per effetto ed opra,
     Che sei quel che ti dici,
     Il sol Eterno ed il sovran Signore,
     E del mondo rettore.


SALMO LXXXIV.

1          Quanti divini ineffabili amori
     Hanno le vaghe tende,
     Ove, fra sacri onori,
     Tua Maestà risplende,
     Cinta d’alate schiere,
     O Signor glorioso, alto guerriere!
2          Arde bramosa, e viensi ardendo manco,
     Dietro al tuo bel Cortile
     L’alma mia, qual istanco
     Agnello fuor d’ovile.



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