Ed al mio ragionar l’orecchio inchina,
Con che narrarti cose antiche imprendo:
Onde i maggiori ci contàr l’istoria,
E servata n’abbiam fida memoria. 2 Nè le terrem a’ posteri nascose,
Che faran conte a la futura etate
Le meraviglie del Signor famose,
Da lui, con braccio poderoso, oprate.
Del suo patto in Iacob piantò la sede,
E ’n Israel stanza a sua Legge diede. 3 Ancor impose a’ nostri padri vegli,
Che le fesser a’ figli lor savere.
E a nipoti di mano in mano quegli
Ne seguissero a dar notizie vere:
Perchè ponesser loro speme in Dio,
N’affondasser di lui l’opre in oblìo. 4 E fosser a servar sempre leali
Le leggi sue, nè mai premesser l’orme
De’ padri lor perversi e disleali,
Il cui cor non piegossi unque a le norme
Del suo voler, e ’l cui spirto fallace
A servir Dio non si recò verace. 5 I figli d’Efraim, arcieri armati,
Al dì de la tenzon voltar le spalle:
Però ch’avean i patti violati
Di Dio, schifando di sua Legge il calle:
E lasciaro smarrir la ricordanza
De’ chiari effetti de la sua possanza. 6 Egli su gli occhi degli antichi loro
Segni e prodigi ne l’Egitto fece,
E di Soan ne l’ampio tenitoro.
E fesso il mar per quel di strada in vece
Diè varco al popol suo, fermando l’onde,
In due recise, ed ammucchiate sponde. 7 Di giorno gli guidò di loco in loco,
D’alzata nube col segnale certo: