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salmo lxxv. | 143 |
Bevanda torba e rea.
Di quella mesce affin ch’altri ne bea:
Gli empj le fecce amare succeranno,
E le tranghiottiranno.
7 Or questo predicar i’ voglio sempre,
E, con soavi tempre,
Cantar di Dio gli onori.
E degli empj le corna ed i furori
Abbatterò, per rizzar altamente
La virtuosa gente.
SALMO LXXVI.
1 In Iuda si palesa
Di Dio la Maestade in fogge rare:
Del Nome suo famoso
In Iacob egli dà notizie chiare.
Dentro a Salem sua dimoranza ha presa:
Ed in Sion piantò, per suo riposo,
Padiglion glorioso.
2 Qui mozzò dardi e strali,
E fè d’archi spezzati alte cataste:
Di strumenti guerrieri,
Di scudi e spade il suol coperse e d’aste.
Di gloria illustre lampeggiante sali
Su’ gioghi, o Dio, de le montagne alteri,
Di belve alberghi fieri.
3 Confusi ed inviliti,
In sonno eterno i prodi capitani
Involti, sofferiro
Spoglio, nè sepper mai trovar lor mani.
Carri e cavalli furo tramortiti,
Qualor, Dio di Iacob, tonar sentiro
Il minacciar tuo diro.
4 Cinto d’alti terrori