14 Tu festi scaturir fiumi e ruscelli,
E dal sasso scoppiar fonti novelli.
Asciugasti altresì grosse fiumare,
Per dar il varco a’ tuoi per secche ghiare. 15 Il giorno è tuo, la notte bruna ancora:
Per te surge ognidì vermiglia aurora.
La luna desti a l’ombre oscure duce,
E per rettor al dì, del sol la luce. 16 A la terra ponesti i suo’ confini:
Così distingui d’essa i cittadini.
Tu le vicende de la state e ’l verno
Già stabilisti e tieni in tuo governo. 17 Vengati, o Dio, quel fello in rimembranza,
Che t’oltraggiò con insana baldanza:
E contra te la gente infuriata,
Che ’n bestemmie la lingua have sfrenata. 18 L’alma non dar di tua tortola umile
A le fiere selvagge in preda vile:
Nè lasciar che la tua dogliosa schiera,
Sempre appo te dimenticata, pera. 19 Rivolgi al Patto eterno occhi e pensiero:
Perchè d’orror è tutto ingombro e nero,
Quel tuo diletto già vago paese,
Fatto di spoglie tana e di contese. 20 Nè far che ’l poverel sen torni in volta,
D’onta la fronte e vitupero avvolta.
Porgi più tosto al tristo bisognoso
Di che laudar tuo Nome glorioso. 21 Sorgi, Signor, la tua ragion difendi,
Contra l’ostil assalto ti contendi:
Tienti l’oltraggio dispettoso al core,
Che ’l rabbioso ti face a tutte l’ore. 22 Ned obliar le forsennate voci,
Che sfogan contra te nemici atroci:
Onde lo scoppio e tempestante suono
Crescendo, sale al tuo celeste trono.