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salmo lxxiv. 141

14          Tu festi scaturir fiumi e ruscelli,
     E dal sasso scoppiar fonti novelli.
     Asciugasti altresì grosse fiumare,
     Per dar il varco a’ tuoi per secche ghiare.
15          Il giorno è tuo, la notte bruna ancora:
     Per te surge ognidì vermiglia aurora.
     La luna desti a l’ombre oscure duce,
     E per rettor al dì, del sol la luce.
16          A la terra ponesti i suo’ confini:
     Così distingui d’essa i cittadini.
     Tu le vicende de la state e ’l verno
     Già stabilisti e tieni in tuo governo.
17          Vengati, o Dio, quel fello in rimembranza,
     Che t’oltraggiò con insana baldanza:
     E contra te la gente infuriata,
     Che ’n bestemmie la lingua have sfrenata.
18          L’alma non dar di tua tortola umile
     A le fiere selvagge in preda vile:
     Nè lasciar che la tua dogliosa schiera,
     Sempre appo te dimenticata, pera.
19          Rivolgi al Patto eterno occhi e pensiero:
     Perchè d’orror è tutto ingombro e nero,
     Quel tuo diletto già vago paese,
     Fatto di spoglie tana e di contese.
20          Nè far che ’l poverel sen torni in volta,
     D’onta la fronte e vitupero avvolta.
     Porgi più tosto al tristo bisognoso
     Di che laudar tuo Nome glorioso.
21          Sorgi, Signor, la tua ragion difendi,
     Contra l’ostil assalto ti contendi:
     Tienti l’oltraggio dispettoso al core,
     Che ’l rabbioso ti face a tutte l’ore.
22          Ned obliar le forsennate voci,
     Che sfogan contra te nemici atroci:
     Onde lo scoppio e tempestante suono
     Crescendo, sale al tuo celeste trono.