5 N’andrà la fama a le future etati.
Come in bosco talor sterpi intralciati
Tagliansi a monti, senza sguardo o cura,
Ogni vaga guastar sacra scultura. 6 Ne’ Santuari tuoi funesta face
Lanciàr, quegli recando in fiamma e brace:
E del tuo Nome il Padiglion sovrano,
Gittato al suol, bruttaro nel pantano. 7 Disser nel cor, con temerario ardire,
Di lor prede appaghiam l’ansio desire.
E nel paese ogni assegnato loco
A’ conventi di Dio bruciar col foco. 8 Più non veggiam i nostri usati segni,
Profeta non abbiam che ’l ver n’insegni:
Ne chi per luce o spirazion divina,
Nè sappia consolar di fin vicina. 9 Infin a quando ’l nemico feroce
Bestemmie sfogherà da l’empia foce?
Lascera ’l tu dal furïoso petto
Senza fin vomitar scherno o dispetto? 10 Perchè, Signor, a te la man ritraggi,
Per dar lor d’esultar tanti vantaggi?
Non lasciar più che ti dimore in seno,
Ned allentar a’ lor furori il freno. 11 Pur è il Signor, che mai si cangia o smuove,
Ab antico il mio Re, per chiare prove:
Che porge a tempo a’ suoi salute in terra,
Ed i nemici sotto a’ piedi atterra. 12 Col tuo poter del mar spartisti l’onde,
In due recise ed ammucchiate sponde.
E ne l’acque fiaccasti a le balene
Le teste e desti lor le giuste pene. 13 E affondasti la gran belva marina,
Rottole il capo in eterna ruina.
E desti in pasto a le ferine voglie,
Per gli ermi lidi lor giacenti spoglie.