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salmo lxxiii. 139

     Tu sollevasti umano.
     Tu m’hai, Signor, nel tuo governo assunto:
     Onde sarò, da’ tuoi consigli scorto,
     Di gloria accolto nel bramato porto.
13          Evvi egli altri per me che tu nel cielo?
     Posso io trovar in terra il piacer mio
     In alcun fuor che ’n Dio?
     Se di carne e di cor, lasso, trafelo,
     Egli è la Rocca mia, ripar superno,
     E cara parte di retaggio eterno.
14          Perirà certo chi da te devia,
     E chi viola i tuo’ sagrati patti,
     Che teco have contratti.
     A me giova fondar la fede mia
     Nel sol Signor, che m’è sostegno e speme,
     Per di lui celebrar l’opre supreme.


SALMO LXXIV.

1          O Dio, perchè ne sdegni e tieni strani,
     E ne cacci tuttor da te lontani?
     Il tuo furor perchè fuma e fiammeggia
     Del pasco tuo contra l’amata greggia?
2          Serba, Signor, la raunanza a mente,
     Che ti piacque salvar anticamente,
     Ed acquistar per proprio tuo retaggio,
     E per devoto a te sacro legnaggio.
3          Del monte di Sion, tua diva stanza,
     Abbi, Signor, pietosa ricordanza.
     A le ruine sue muovi or i passi,
     Che ’n polve giace e diroccati sassi.
4          Vedi le stragi, che nel luogo santo
     Fero i nemici tuoi, con fiero vanto
     Ruggendo in mezzo a’ templi venerandi,
     Ove piantàr i lor trofei nefandi.