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138 i salmi di david

     Ed al mondo provegga?
     Sono pur di costor palesi e note
     Bestemmie e colpe, e pur vivon felici,
     Colmi tuttor di grazie beatrici.
7          Adunque de l’avermi netto ’l core,
     Nel tuo cospetto, d’ogni vizio brutto,
     Mercè non colgo o frutto:
     Ed indarno le man lavo in candore:
     Poscia che tuttodì mi rinovelli,
     Infin dal primo albor, piaghe e flagelli.
8          Ma se così di favellar imprendo
     Al tuo santo legnaggio ingiuria e frode
     Fo del suo pregio e lode;
     Mentre con tua ragion così contendo.
     Per ciò volli chiarir quel caso oscuro,
     Ma più grave tuttor mi parve e duro.
9          Entrato infin nel tempio venerando,
     Chiaro conobbi, che Dio gli destina
     Ad eterna ruina.
     E dato lor dal ciel eterno bando,
     Gli fa calar, come su ghiaccio e vetro,
     Ne l’abisso, onde ’l piè non torna addietro.
10          Come furo distrutti in uno stante?
     Come perir di sorte orrenda e strana,
     D’infra la gente umana?
     Qual sogno son, quand’uom si desta errante.
     A l’apparir de la tua gloria e regno,
     Avrai la lor vana sembianza a sdegno.
11          Qualor da quel dispetto inamarito,
     Mi sentiva trafitto e cor e reni
     Di fiero tosco pieni:
     M’era, i ’l confesso, ogni senno smarrito:
     Ed in me di ragion il lume spento,
     Rassembrava appo te bruto giumento.
12          Ma pur ti fui di cor sempre congiunto,
     E me cadente, per la destra mano,