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salmo lxviii. 125

     I’ ti darò, dice il Signor, aiuto,
     Come già i padri tuoi
     Trassi d’abissi fondi,
     E da Basan: afin che ’l piè tu bagni
     Del sangue ostile ne’ torrenti e stagni,
     E de’ cani la lingua in quel s’affondi.
12          Al Tempio venerando
     Muover fusti veduto i passi santi,
     In sacra pompa, o Dio,
     Signor e Rege mio.
     E cori di cantori andarti innanti;
     Seguir altri sonando;
     Nel mezzo verginelle
     Toccar tamburi e dire con baldanza
     Or Dio laudate in grande raunanza
     Voi, che del fonte siete d’Israelle.
13          Quivi la nazione
     Del piccol Beniamin ancora fue,
     Che sopra ’l popol pria
     Ebbe la signoria.
     Qui fu Iuda con le bandiere sue,
     Neftali e Zabulone,
     Lor duci e capitani.
     Il Signor face, o tu beata gente,
     Che viver puoi sicura quetamente,
     Per lo valor di sue potenti mani.
14          Ciò ch’hai per noi oprato,
     Rendi, Signore, stabile ed eterno.
     Da la sagrata reggia,
     Che su Salem campeggia,
     Sopra noi spandi il tuo favor superno.
     E ’l fio ti fie pagato
     Da’ regi domi e vinti.
     Belve feroci o giovenchi disperdi,
     Pasciuti in paschi prosperosi e verdi,
     Che son d’alto poter e forza accinti.