Premendo nuove strade,
Per romite contrade:
Tremò la terra a’ segni manifesti
Di tua deità presente.
E le celesti spere
Stillar, da te crollate, ansi sudori:
Si riscosse Sina d’interni orrori,
De lo Dio di Iacob a l’apparere. 5 Su la tua terra spandi
Fecondo umor di pioggia liberale.
Al tuo retaggio caro,
Posto in travaglio amaro,
Opportuno ristoro, almo e vitale,
Dal ciel dispensi e mandi.
Quivi, in dolce quiete,
Il raccolto drappel de’ tuoi dimora,
E a’ bisognosi tua bontade ognora
Provede, ond’appagar e fame e sete. 6 D’un ragionar gioioso
A’ suoi diede il Signor largo argomento.
Le fanciulle schierate
Recar novelle grate.
I regi armati in rotta ed ispavento
Sen fuggir a ritroso.
L’usate a star assise
In casa a l’ombra, vergini e matrone,
Sconfitta l’oste e vinta la tenzone,
De’ nemici le spoglie hanno divise. 7 Se, sozzi affumicati,
Paruti siete già famigli vili
Di caldaie e cucine;
Sarete a l’oro fine,
O de l’argento a quel candor simili,
Ond’hanno variati
Colombi vanni e penne.
Dispersi i re per le divine imprese,