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salmo lxviii. 123

     Premendo nuove strade,
     Per romite contrade:
     Tremò la terra a’ segni manifesti
     Di tua deità presente.
     E le celesti spere
     Stillar, da te crollate, ansi sudori:
     Si riscosse Sina d’interni orrori,
     De lo Dio di Iacob a l’apparere.
5          Su la tua terra spandi
     Fecondo umor di pioggia liberale.
     Al tuo retaggio caro,
     Posto in travaglio amaro,
     Opportuno ristoro, almo e vitale,
     Dal ciel dispensi e mandi.
     Quivi, in dolce quiete,
     Il raccolto drappel de’ tuoi dimora,
     E a’ bisognosi tua bontade ognora
     Provede, ond’appagar e fame e sete.
6          D’un ragionar gioioso
     A’ suoi diede il Signor largo argomento.
     Le fanciulle schierate
     Recar novelle grate.
     I regi armati in rotta ed ispavento
     Sen fuggir a ritroso.
     L’usate a star assise
     In casa a l’ombra, vergini e matrone,
     Sconfitta l’oste e vinta la tenzone,
     De’ nemici le spoglie hanno divise.
7          Se, sozzi affumicati,
     Paruti siete già famigli vili
     Di caldaie e cucine;
     Sarete a l’oro fine,
     O de l’argento a quel candor simili,
     Ond’hanno variati
     Colombi vanni e penne.
     Dispersi i re per le divine imprese,