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salmo lxvi. 121

12          Ora il Signor certo m’udio,
     E a’ prieghi miei l’orecchia porse:
     Per ciò sarà lodato Dio,
     Ch’unque da me gli occhi non torse:
     Nè de la sua benignitate
     Mi rifiutò le prove usate.


SALMO LXVII.

1          Abbi, caro Signor, di noi pietade,
     E ne dispensa i tuoi santi favori.
     Del tuo volto divin la chiaritade
     Sopra noi sparga i suoi vivi splendori.
     Perchè ’l governo e l’opre,
     Del tuo sovran potere,
     Facci al mondo vedere,
     E tua salute ad ogni gente scopre.
2          I popoli daran eterni vanti
     Al Nome tuo sublime e glorioso:
     Ed essi tutti, con solenni canti,
     A te faran un giubilar festoso.
     Perchè con dirittura
     Le genti reggerai,
     E piano guiderai,
     Qual greggia in terra, con paterna cura.
3          De l’universo i cittadini tutti
     A te di lodi intoneran gli accenti.
     Darà con larga man la terra i frutti:
     E d’alme grazie ognor lieti e contenti
     Faracci il nostro Dio.
     E con umil servaggio,
     Tutto l’uman legnaggio
     Lo temerà, di cor divoto e pio.