6 O genti sie da voi bandita
Del nostro Dio l’immensa lode.
Ei ne rendè ristoro e vita,
Ond’ora l’alma nostra gode.
Nè volle il piè ne fosse smosso
Da forte crollo urtato e scosso. 7 Perchè, Signor, saggi severi
Festi di noi, posti al cimento.
Provati fur fatti e pensieri
Come in crogiuol s’affina argento.
I piè ne fur in rete spinti,
Ed in strettoio i lombi avvinti. 8 E, come a bestie da vettura,
Su’ capi nostri salir festi.
Anche per acqua e per arsura,
Or qua or là ne conducesti.
Ritratti poi di tante pene,
Tu ne colmasti d’ogni bene. 9 Dunque nel Tempio i’ voglio gire,
Con ostie scelte e con offerte,
Per li mie’ voti or adempire,
Che già m’uscir da labbra aperte.
Allora che, tristo e dolente,
Ricorsi a te con prece ardente. 10 T’offerirò vittime opime,
Montoni ardendo in fumo andranno:
In su l’altar sacro e sublime
E becchi e buoi posti saranno.
Oda ciascun che ’l Signor teme,
Le sue ver me grazie supreme. 11 I’ sparsi a lui prece pietosa,
E sotto voce già ’l concetto
Formai di lode gloriosa,
S’a mal avessi inteso ’l petto,
Esso m’avrebbe averso e schivo
Di suo favor e grazia privo.