D’alcun periglio tema,
Del cor in te porrò l’alma fidanza.
Lauderò con baldanza,
Per tua virtute il tuo sagrato dire.
Nel Signor m’assicuro,
Nè de l’uom curo i fatti o temo l’ire. 3 Mi fan cangiar favella e’ lieti accenti,
In dolorosi lai.
A darmi affanni e guai
Hanno tuttor i lor pensieri intenti.
S’adunano frequenti,
A concertar del darmi morte i modi:
Ed ogni mia pedata
Lor occhio agguata con occulte frodi. 4 Indarno fôra dar scampo e mercede
A quell’iniqua gente,
Che mi si cangia o pente.
E per mentir, tradir, mancar di fede,
In salvo esser si crede.
I popoli pagani atterra e abissa,
Nel tuo furore, o Dio,
Per giusto fio di lor infida rissa. 5 Le fughe mie ti son conte e palesi:
Ne’ tuo’ vaselli cari
Ripon mie’ pianti amari,
Ch’hai ne’ tuo’ libri già scritti e distesi.
Quando i mie’ gridi intesi
Saran da te, vedrò i nemici miei
Fuggirsene a ritroso,
Ch’accertar oso che per me tu sei. 6 Per tua virtù ti darò lode e vanto
Del dire tuo leale
E verità immortale.
In Dio m’affido e mi rincoro, intanto
Che non pavento quanto
L’uomo può far, co’ suoi sforzi ed agguati.