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salmo xlvi. 85

     Ed andranno scoscesi i colli e’ monti
     In mezzo al mar ad abissarsi pronti.
3          Non, s’adirato bolle
     Il superbo Ocean: non, se sonante
     I suoi flutti spumosi al ciel estolle,
     Invilito n’avrem il petto e molle:
     Non, se de’ monti le profonde piante
     Avvien che ’l suo furor altero spiante.
4          Che s’affannata lena
     A l’ansio travagliar arde di sete
     De’ ruscelli di Dio la fonte amena
     A la città darà gioia serena,
     Ove son del Sovran le stanze liete,
     Sagrata a’ suoi devoti alma quiete.
5          Di quella il sommo Nume
     Nel mezzo, in grazia ed in virtù presente,
     Svela del volto il radiante lume.
     N’unque di mali traboccato fiume
     Puote atterrarla, che dal ciel repente
     Di soccorso le appar grato Oriente.
6          Congiurate le genti,
     E’ regni andar in furiosa mossa.
     E ’l roco stormo di scoppianti accenti
     Attoniti crollar fe’ gli elementi.
     D’alto il Signor tonò con voce grossa,
     E schiantata ne fu la terra e scossa.
7          De le celesti schiere
     Mosse il gran Duce l’aringato campo:
     E da le sante sue fulgide sfere
     In mezzo a’ suoi fedel fessi vedere:
     Ed al primo apparir del divin lampo,
     Ebbe il suo buon Iacob vittoria e scampo.
8          De la giornata chiara
     Venga a mirar gli alti trofei e fregi,
     Chi tien del Dio sovran la gloria cara.
     Che vinta egli have l’infocata gara,