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salmo xliv. 81

3          Che di ver l’acquistar l’almo paese,
     Opra non fu di lor coltello o mano:
     Vane del braccio lor fur le contese:
     Gli scampò solo il tuo valor sovrano,
     Tua destra e ’l folgorar de’ lumi divi:
     Perchè d’amor paterno gli gradivi.
4          Ora lo stesso sei, mio Rege e Dio,
     Dà di salvar Iacob l’alta parola.
     Per te faremo strage e calpestio
     D’ogni nemico, che ci assale e ’nvola,
     Perchè ne l’arco mio non ho fidanza,
     Nè mia spada mi dà schermo o baldanza.
5          Anzi da te speriam esser riscossi
     Da color, che ci son cotanto infesti,
     D’odio mortal incontra noi commossi.
     Fattigli in volta gir confusi e mesti,
     In te faremo festa trionfale,
     Alto vantando il tuo Nome immortale.
6          Or n’hai scacciati e ricoperti d’onte,
     N’uscendo più con nostre insegne in campo
     Star a’ nemici non potemmo affronte,
     Che ne predar, senza riparo o scampo.
     Tu ne desti, dispersi in lunghi esigli,
     Come agnelli a sbranar a’ lor artigli.
7          La tua gente vendesti a vili pregi,
     E del danaro non facesti avanzi.
     Da spietati vicin dispetti e spregi
     Festi ch’ognor ci son sfogati innanzi.
     A capo scosso siam punti e scherniti,
     Da popoli profani infelloniti.
8          Ho l’onta mia davanti tutto ’l giorno,
     Porto coperto di vergogna il volto,
     Per l’agre ingiurie e per l’atroce scorno,
     Che da’ nemici infuriati ascolto.
     Ma non però, per questi avvenimenti,
     Giammai uscisti de le nostre menti.



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