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penna. Scrivo: cosa, non so: ho il sangue alle dita: scrivo: «l’amante nella penombra si aggraffia al viso dell’amante per scarnificare il suo sogno... ecc.»
(Ancora per la via) Tristezza acuta. Mi ferma il mio antico compagno di scuola, già allora bravissimo ed ora di già in belle lettere guercio professor purulento: mi tenta, mi confessa con un sorriso sempre più lercio. Conclude: potresti provare a mandare qualcosa all’Amore Illustrato (Via). Ecco inevitabile sotto i portici lo sciame aereoplanante delle signorine intellettuali, che ride e fa giu giu mostrando i denti, in caccia, sembra, di tutti i nemici della scienza e della cultura, che va a frangere ai piedi della cattedra. Già è l’ora! vado a infangarmi in mezzo alla via: l’ora che l’illustre somiero rampa con il suo carico di nera scienza catalogale...
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Sull’uscio di casa mi volgo e vedo il classico, baffuto, colossale emissario...
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Ah! i diritti della vecchiezza! Ah! quanti maramaldi!