Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
8 |
era facilmente ottenuto. Gli si mossero contro dimostrazioni ostili; egli rispondeva con rigori di polizia. Infine, signori, egli fu pugnalato, sulla soglia del Parlamento, quel giorno stesso che l’Europa diplomatica doveva udire, in una fulminante filippica, dalla bocca di quel Pari di Francia salito alla tribuna romana, le viete pretese, le importune millanterie del Piemonte.
Libera da sì temuto avversario, la setta albertista canto vittoria; incalzò; e fece imporre al papa un ministero piemontese puro, il ministero del conte Mamiani, che giungeva allora dalla corte di Torino. Il papa, violentato, lasciò Roma. Nè poteva fare altrimenti.
Io mi trovava in quel tempo a Firenze. Vidi che le idee piemontesi, non essendo altro mai che la rivoluzione a metà, finirebbero in nulla. Mi sentiva attratto verso Roma; fu sempre mio pensiero che l’Italia è in Roma. Vi venni; persuaso che grandi cose vi sarebbero avvenute. Il papa respinse, senza ascoltarle, le premurose deputazioni che lo pregavano a ritornare. La Costituente Romana fu quindi necessità, e surse la repubblica, senza cospirazione. — Mazzini era in Francia. — L’oratore più eloquente, quegli che era asceso al potere camminando sul cadavere di Rossi, il conte Mamiani, parlò e votò contro la repubblica. Nessun legame pertanto tra la morte di Rossi e i repubblicani. Non erano essi i nemici di Rossi. È per me di sommo momento il chiarire questo fatto.
La repubblica era già proclamata, quando nelle seconde elezioni io fui eletto in Roma rappresentante del popolo, onore che non ho sollecitato, ma che accettai lietamente. E non me ne pento.