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firmato una capitolazione, vale a dire la sommissione all’antico regime, la vita e la libertà dei rappresentanti sarebbero state assicurate dal general francese? Ebbene, perchè essendo a Roma, ci ricordammo che a Roma vi è tal cosa ch’è più antica della Santa Sede, la religione, voglio dire, della patria e la potenza del sacrificio, e perchè nulla stipulammo per noi, saremmo meno degni di rispetto?
I Galli antichi, entrando in Roma, furono compresi di venerazione all’aspetto de’ senatori. Non è nostra presunzione di farci simili a quei grandi. Ma infatto noi pure restammo immobili al nostro posto, sino all’estremo. E io vi sono ancora.
Ecco le conclusioni che ho l’onor di deporre in mano al signor Presidente:
Dimando alla vostra giustizia e alla vostra equità di essere assolto interamente.
Dimando alla vostra cortesia una scorta francese per uscire dagli Stati Romani.
Proscritto dall’Austria e dal papa, dimando al vostro animo francese un grano di stima che mi consoli nell’esiglio.
ENRICO CERNUSCHI.
Il Presidente (tenendo in mano le conclusioni esibite dall’accusato). — «Sulla prima conclusione potete essere certo della giustizia ed equità dei vostri giudici. Sulla seconda, debbo dirvi che il Consiglio di Guerra non è competente».
Accusato. — «Ho presentato le mie conclusioni. Il Consiglio di Guerra deciderà».
Il Presidente insiste a fare alcune osservazioni.