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bombardatori. Roma è vinta. La Repubblica francese volle immergere nel cuore della Repubblica Romana un pugnale, mentre gli Austriaci ed i Borboni ne torturavano barbaramente le membra. E perchè mai, o giustizia di Dio?
Il leone, ferito a morte, è maestoso. Non garrisce, non rimprovera, non guata a chi lo ferì, non prorompe in estremo inutile sfogo di vendetta: No: la morte dei forti è spettacolo di dignità.
Popolo! la virtù non s’insegna; è nel cuore. Ascolta il tuo, che è cuore romano; e sarai grande.»
Questo proclama è nel fascio dell’accusa; vi fu letto ieri, con molti altri che si pubblicarono durante la guerra.
Per le delapidazioni, invasioni, devastazioni, depredazioni, atti tutti che si assomigliano al furto, vi dirò una sola cosa, signori. Io ho un avvenire. Io combatteva, sapendo di dover probabilmente comparire in giudicio innanzi ai vincitori. Dov’è l’uomo il quale osi pensare ch’io giocassi l’onor mio per un’inezia di gabinetto, o per una batteria di cucina? Il Farnese era il quartier-generale, l’arsenale del Popolo; le palle da cannone lo frequentavano: le vestigia sono indelebili. Questo è nulla, dacchè noi stessi avevamo chiesta la sede più esposta; ad ogni istante ci si annunciava la morte d’un eroe, la perdita d’un amico. Ah! signori, quali memorie!
Io sono avvocato; di competenza me ne intendo; prigioniero di guerra, potrei dirvi: Voi siete i vincitori; io, vinto, sono inviolabile. — I Russi non recarono in Ungheria giudici russi. I prigionieri del 30 aprile non furono tratti da noi innanzi ai consigli di guerra romani. Ma no, le proteste, lo so, non salvano i popoli, nè i privati.