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E, senza qui esimermi dall’osservare che ciò avvenne anche pei marmi e per le epigrafi di Cernusco sul Naviglio che erano pure in vista di tutti in un pubblico giardino, non riescirà discaro di avere intanto una preliminare notizia di quel tesoretto artistico ed epigrafico che trovasi raccolto ed inesplorato nella villa di Desio, e che offrirà per molto tempo materia di studio ed osservazione proficua a quanti si dilettano della storia dell’arte lombarda.

Come già s’è detto, essendo i rilievi marmorei di cui discorriamo, riuniti unicamente a titolo decorativo, nessun ordine osservasi nella disposizione loro: una serie di stemmi ed alcuni busti con qualche medaglione di buon carattere adorna la parte superiore del fianco della finta chiesa attigua alla gran torre piramidale del Palagi, e più in basso stanno, quali in nicchie, quali su piedestalli, statue grandi c piccole, e più vicino a terra, frontali d’avello e le epigrafi funerarie.

Sul lato della torre in cui s’apre la porta d’accesso, con colonne dai vaghi capitelli e statuette tolte esse pure ad antichi monumenti, vediamo anche due frontali di camino, l’uno di essi assai guasto della seconda metà del XVI secolo, con una cornice a mensolette bugnate e puttini raffiguranti le diverse stagioni, ma l’altro in buon essere ancora e del più gaio ed elegante stile del rinascimento con putti ignudi tenenti fra loro ghirlande sormontate da aquilette e nel mezzo lo scudo dei Casati, colla torre recinta dalle due treccie di Santa Giustina.

E venendo ora a discorrere innanzi tutto delie varie lastre tombali ed epigrafiche, e ira di esse, di quella già ricordata allo spagnuolo De Guzman, noteremo che è dessa dell’altezza di m. 2.30, compresavi la sottostante iscrizione, e di una larghezza di cent. 80.

Com’è accennato sotto il n. 472 del III volume delle Iscrizioni milanesi, trovavasi questa lapide originariamente nel pavimento sotto il grande arco davanti all’altar maggiore di Santa Maria delle Grazie, e solo più tardi fu portata nel piccolo chiostro, recentemente restaurato, davanti alla sagrestia di quel tempio, da dove venne asportata con altri marmi, taluno dei quali