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sovi fabbricato dell’egual stile, veniva costrutta ad abbellimento del giardino nel 1844 sopra disegno del celebre pittore bolognese Palagi Pelagio (vedasi l’allegata tavola).

Non è dunque che da quest’ultima data, relativamente recente, che tutti quei frammenti scultorii ed epigrafici furono artisticamente disposti con senso decorativo nella fantasiosa costruzione del Palagi, ma una gran parte di essi già esisteva in Desio, ed anzi a poca distanza dal luogo attuale, nell’antica villa dei Marchesi Cusani, cui si sostituiva nel 1844 da Giovan Battista Traversi l’attuale edificio di maestoso aspetto e d’una suntuosità quasi reale.

Tutto induce quindi a ritenere che l’acquisto di quei diversi pezzi abbia avuto luogo fino dai primi anni del XIX secolo, allorchè, colla soppressione delle sepolture nell’interno delle chiese e, in molti casi, delle chiese stesse, andarono venduti all’incanto bassorilievi e marmi scritti d’ogni sorta, con uno sperpero ed una dispersione tali da riescir difficile oggidì il rendersi conto anche approssimativamente di quel che sia avvenuto pur dei più conosciuti fra di essi.

Degli ottanta e più frammenti della torre di Desio, uno solo ricorda la patrizia progenie dei Cusani che ebbe in Milano tombe e ricordi diversi, cosicchè è a ritenersi che la collezione di quelle anticaglie, disparatissime fra di loro, sia stata originata in parte da ricuperi di quella famiglia ed in parte, altresì, da acquisti separati stati fatti qua e là nell’intento più che altro di procurarsi artistici ricordi.

Eppure, nonostante che quel vero ripostiglio archeologico di tanto interesse, esistesse a poca distanza da Milano ed in una residenza, parecchie volte visitata da artisti e letterati, di famiglia che ha in Milano stessa un grandioso palazzo, nessuna notizia venne fin qui data di quei reliquati, se non quella generica contenuta nel primo volume Illustrazione del Lombardo-Veneto, in cui accennavasi sulle generali ad una sola delle molte lastre e scolture tombali raccoltevi, e cioè a quella di un De Guzman, perito in giovane età all’assalto di Lodi nel 1528.