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ter quelle agli studiosi giovare di Poesia, e lo scrittore ci perdonerà, se in grazia di questo, senza lui risaperlo, si stampano.
Ben sarebbe ingiustizia citar esse, e lui davanti a critico tribunale. Che se pure la collera letteraria (atroce collera, e inesorabile) vuol usar de’ suoi denti, perché mai non irruginiscano, che a troppo gran vitupero si reca il non averli sempre ben tersi, e aguzzi, sì il faccia, che già l’autor innocente non morderanno, il qual da gran tempo le Muse lasciate, or lontan dalla Patria ben altro ha in mente che i mastini, e le bisce del Parnaso, tra il fragor dell’armi, e lo scoppiar de’ cannoni Prussiani.