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sieri; essi volavano via e mi lasciavano calma e contenta.

— Anche questa volta passeranno, disse Caleb.

— Babbo mio, buono; affettuoso babbo, non vi adirate se vi sembro cattiva; disse la cieca; non è questo il dolore che tanto mi opprime.

Il padre non avrebbe voluto e pur piangeva senza intendere il senso delle parole ch’ella profferiva con voce animata e commovente.

— Menatela a me, disse Berta; non posso, non voglio più tacere, menatela a me, babbo.

Ma si accorse che egli esitava ed aggiunse: Marina, voglio Marina!

La giovanetta udì il suo nome, le si avvicinò quietamente e le pose la mano sul braccio. La cieca trasalì, si rivolse e le afferrò le mani.

— Mirami in viso, anima bella e gentile, disse Berta, mirami con i tuoi begli occhi e leggimi in volto: vi trovi scritta la verità?

— Ma sì, cara Berta!

La cieca levò al cielo la faccia pallente e priva di luce sulla quale scendevano rapide lagrime e le rivolse queste parole. Non vi ha nell’anima mia un desiderio, un pensiero