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il grosso mantello impermeabile, sarò qui all’ora solita. Buona sera a tutti.

— Addio, Gianni, rispose Caleb, che ripetè queste parole a fior di labbra e salutò con la mano come uomo inconsapevole di ciò che facesse, mentre teneva fissi gli attoniti sguardi su Berta, con una inquietudine che appena si manifestava su quel suo viso privo di espressione.

— Addio, piccolo toso, disse allegramente il carrettiere curvandosi a baciare il bimbo, che Tilda, l’attonita, ora intenta a menar la forchetta ed il coltello, aveva deposto addormentato e per buona sorte senza disgrazie in una piccola culla, allestita da Berta. Addio, verrà tempo, io spero, che anche tu, povero piccino, farai il callo al freddo e lascerai il vecchio babbo a godersi la pipa e i reumatismi accanto al fuoco. Ma dove sei tu, Piccina?

— Qui, Gianni, rispose ella trasalendo.

— Vieni dunque, continuò egli battendo palma a palma in modo lieto, e dammi la mia pipa.

— Ho dimenticato di prepararla, Gianni.

Ella dimenticar la pipa? ma che cosa dunque aveva per il capo?

— È cosa presto fatta, la riempisco in un istante.