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— Io sono sola nelle tenebre, babbo mio, e desidero i miei occhi tanto buoni e pazienti.

— Eccoli sempre pronti, disse Caleb, sono più tuoi che miei, Berta, così di giorno come di notte. Che cosa desideri dai tuoi occhi, figlia cara?

— Guardate intorno, babbo.

— Ecco, rispose Caleb, detto fatto.

— Ditemi ciò che vedete.

— Ogni cosa è come l’usato semplice, ma decente. Gaie tappezzerie coprono le mura, sulle stoviglie sono dipinti allegri fiori ed ovunque sono usci e cornici di un bel legno verniciato; infine il nostro è proprio un bell’appartamento adorno di quella nettezza che lo fa anche più splendido.

Ogni cosa infatti era accurata e netta fin dove giungevano le mani di Berta, ma più oltre ogni cura diveniva superflua in quella vecchia casipola, che l’immaginazione di Caleb così trasformava.

— Voi ora avete la giubba da lavoro, babbo, e non apparite così elegante come col vestito nuovo, diss’ella toccandolo.

— Precisamente, rispose Caleb, pure non istò male neanche con questa.

— Babbo, continuò la cieca, avvicinan-