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tura era stata sua maestra, e da’ suoi insegnamenti scaturivano prodigi.
La cieca non sospettava neppure che il soffitto fosse annerito, le mura crepolate e cadenti, che nuove fessure si aprissero, si allargassero ogni giorno più, e che le curve travi minacciassero ruina. Non sapeva la povera cieca, che il ferro fosse tutto ruggine, il legno un ammasso di fracidume, le tappezzerie tutte a brani: il vero stato, la forma, le dimensioni di quella casa erano per lei un mistero. La cieca non s’accorse mai del grossolano vasellame di terra che appariva sul desco, della mestizia e dello scoramento che abitavano la sua casa; nè poteva accorgersi come i radi capelli di Caleb s’imbiancassero ogni dì più, innanzi a lei priva di luce. La poveretta ignorava del pari che ubbidivano ad un padrone freddo, esigente ed avaro; infine ignorava che Tacleton fosse quel che sappiamo: ma viveva nel beato convincimento che fosse un eccentrico umorista, amante di celiare, e che, mentre era l’angelo custode della loro vita, disdegnasse di udire anche una parola di ringraziamento.
E tuttociò per opera di Caleb, di quel semplice cuore paterno! Ma anch’egli aveva