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Se qualcuno avesse fatta degna di nota la sparizione dell’umile dimora di Caleb, sarebbe stato senza dubbio per approvarne la demolizione come un progresso, poichè essa era aderente al magazzino nello stesso modo d’una conchiglia allo scafo d’una nave, d’un lumacone ad un uscio e d’una famiglia di piccoli funghi al tronco di un albero. Ciò nonpertanto quello era il germe da cui era sorto baldanzoso il magazzino di Gruff e Tacleton; sotto quel tetto crepolato il Gruff, povero allora, aveva primo fabbricato balocchi su modesta scala per tutta una generazione di bimbe e fanciulli, la quale dopo aver scherzato con quelli, frugato nel loro interno ed averli distrutti, giaceva addormentata e dimentica a sua volta.
Ho detto che Caleb e la sua povera figlia cieca vivevano quivi, ma mi sarei espresso meglio dicendo che bensì era l’abitazione di Caleb, non della povera cieca; questa abitava un incantevole palagio adorno dall’immaginazione paterna, dove privazione e miseria erano ignote parole ed il dolore non penetrava giammai. Caleb non aveva altra magia che quella ascosa nel cuore di ciascuno: amore e sagrificio. Na-