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naso un pezzettino di carta, accesa senza mai bruciarlo. Questa era arte, e d’alta scuola per giunta!
E spesso il grillo ed il paiuolo applaudivano di comune accordo; lo scintillante fuoco crepitava anch’esso; ed il piccolo mietitore dell’orologio nel suo incessante lavoro pareva più lieto che mai. Ma la fronte spianata ed il viso sereno del carrettiere erano il plauso più caro e gradito.
E mentre egli assorto, e meditabondo fumava nella logora pipa, mentre s’udivano i battiti dell’orologio olandese, ed il canto del grillo s’univa al crepitar della fiamma rosseggiante, il genio famigliare di sua casa (tale era il grillo per lui) gli apparve ad un tratto in fantastica forma e lo circondò delle dolci visioni del focolare domestico. Piccine di ogni età e condizione riempivano la stanza. Le une, liete fanciulle, correvano innanzi a lui scegliendo fior da fiore, le altre modeste e pudiche, prima sdegnose, poi commosse, cedevano ai prieghi di un rozzo carrettiere. Piccine, novelle spose, passavano la soglia e con maravigliosa abilità pigliavano possesso delle chiavi di casa; altre già mammine, seguite da attonite servette impassibili, conducevano al batte-