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Era ben lontano dall’applicare quel che aveva detto Tacleton all’inusata condotta della moglie: ma rifletteva alle due cose in una volta e non gli riusciva di separarle.
Il letto fu pronto in breve, e l’ospite, rifiutato ogni altro ristoro, eccetto una tazza, di thè, se ne andò a dormire. Allora Piccina, affatto rimessa a suo dire, preparò l’antica poltrona del marito nell’angolo del focolare, gli riempì la pipa, gliela diede, e quindi ella pure si assise sull’usato piccolo sgabello.
Quell’era il suo posto di predilezione; invero ella pareva non ignorare che fosse un vezzoso e lusinghiero sgabelletto.
Piccina era, al dire di tutti, abilissima a riempiere una pipa, nè si trovava donna a lei pari in ciò pe’ quattro angoli del mondo. Era piacevole cosa vederla ficcare il dito paffutello nel fornello della pipa e soffiar poscia a vuotare la cannuccia una dozzina di volte, e accostarla poi all’occhio con una provocante smorfietta, per verificare se non vi era neanche più un atomo di polvere. Ella era pur maestra nel tritare il tabacco, e quando il carrettiere aveva tra i denti la sua pipa soleva accenderla maestrevolmente, agitandogli sotto il