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Nè bisogna lasciare sfuggire l’atto del carrettiere, quando stesa la mano a carezzare il bambino fu avvertito da Piccina di non spaventarlo, e tosto la ritrasse quasi avesse temuto di farlo a pezzi; inchinandosi poscia a qualche distanza, egli prese a contemplarlo con quella specie di attonito orgoglio che avrebbe mostrato un grosso alano trovandosi ad un tratto padre d’un giovane canarino.

— Quanto è bello, Gianni! non è egli vezzoso quando dorme?

— Vezzosissimo, disse Gianni, egli per lo più dorme, non è vero?

— Ma Gianni, ti pare! non ci mancherebbe altro!

— Oh! disse Gianni in aria meditativa; mi pareva che i suoi occhi fossero abitualmente chiusi. Olà!

— Buon Dio! tu lo fai trasalire!

— Guarda come gira gli occhi, disse Gianni intimorito; vedi, ora li socchiude entrambi. E guarda la sua piccola bocca; ora sbadiglia come un pesciolino dorato!

— Tu non meriti di esser padre, disse Piccina con tutta l’autorità di una sperimentata matrona. Che ne sai tu de’ piccoli malanni dell’infanzia, Gianni? Non li sai neanche per nome semplicione mio!