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Oh! Madre Natura, largheggia a’ tuoi figli la vera poesia del cuore, nascosta nel ruvido petto di quel carrettiere (poichè egli era tale) e noi saremo contenti di sentirli a chiaccherare e vederli vivere di prosa e ti benediremo di averci ammessi nella loro compagnia.
Era piacevol cosa la vista di Piccina, così minuta e gentile col suo bimbo tra le braccia; un vero fantoccino che pargoleggiando contemplava il fuoco quasi pensieroso ed inclinava la sua delicata testolina tanto da poggiarla acconciamente sulla ruvida spalla del carrettiere, come in un bizzarro nido, con atto tra il naturale e il malizioso. Ed egli con che affettuosa malagrazia cercava di adattare le sue membra e far della sua forte e matura età un sostegno non ispregievole a quella fiorente giovinezza. Nè era meno interessante a vedere in che modo Tilda, la bambinaia, detta l’Attonita, la quale aspettava il bambino all’impiedi sotto l’uscio, se ne stesse a contemplare quel gruppo, benchè forse non avesse ancora cambiato i primi denti. Ritta, ritta, con gli occhi spalancati, la bocca aperta e la testa innanzi ella pareva tutta assorta in quel dolce spettacolo.