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per decidere a chi spettasse la palma. Non v’ha dubbio per altro che ad un punto stesso, per un’armoniosa forza ad essi soltanto cognita, entrambi affidarono la loro domestica canzone di conforto ad un raggio della candela, che si faceva strada attraverso la finestra sulla via deserta. E questo raggio salutando un tale che camminava tra le tenebre, in un attimo lo mise al chiaro di tutto gridandogli da lungi: benvenuto al tuo focolare, vecchio amico nostro, benvenuto!

Il paiuolo avendo bollito abbastanza fu tolto dal fuoco. La signora Peribingle corse alla porta e tra il frastuono delle ruote, il calpestìo d’un cavallo, la voce d’un uomo, i latrati del cane di fuori ed i vagiti di dentro d’un misterioso bimbo apparso ad un tratto, ella non sapeva dove dar di testa.

Donde uscisse il bimbo io non so, ma la signora Peribingle lo aveva vezzoso e vivo tra le braccia e ne sembrava un poco orgogliosa, mentre seguiva affettuosamente presso il fuoco una robusta figura d’uomo assai più alto e più attempato di lei. Questi doveva piegarsi in due per abbracciarla, ma ella ne valeva la pena.

— Buon Dio, caro Gianni! il tempo vi ha ridotto in un bello stato!