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— Gianni, mormorò Piccina, tu non mi rimanderai questa sera?

E pensare che fu sul punto di mandarla via.

Mancava un essere vivente perchè la compagnia fosse completa e non andò guari che giunse. Esso era lì tutto affannato per la rapida corsa cercando invano di ficcare il muso in una stretta ampolla; aveva accompagnato il carro fino al termine del viaggio quantunque assai indispettito per l’assenza del padrone ed in aperta rivolta contro chi ne faceva le veci. Giunto alla rimessa di fermata aveva tentato ogni mezzo per eccitare il vecchio cavallo a prender la mano e tornarsene con lui, poi stanco si era adagiato presso il fuoco di quella locanda: ma cedendo tutto ad un tratto al convincimento che quel supplente fosse un ciarlatano che si poteva di leggieri abbandonare, si levò agitando la coda e tornò a casa.

La sera si danzò, ma forse non ne avrei fatto parola, se non avessi le mie buone ragioni per credere che quella danza avesse un non so che d’originale e di notevole.

Edoardo il marinaio, buono e gaio giovanetto, mentre narrava maraviglie dei pappagalli, delle mine, dei messicani e della polvere d’oro, immaginò ad un tratto di slanciarsi nel mezzo della stanza e di aprire la danza. Avevano recato l’arpa di Berta ed ella la suonava con maestrevole mano, ma Piccina che da maliziosa creatura ben sa-