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— L’uomo che oggi prende moglie, disse Caleb, è superbo, spietato, duro padrone per me e per te da molti anni; brutto d’anima e di corpo, freddo ed incallito al male. Oh! come dissimile da quello che ti aveva dipinto, figlia mia!

— Perchè, sclamò la cieca nell’angoscia indicibile che la padroneggiava, perchè aver riempito il mio cuore di affetto, e venir dopo, come la morte, a strapparne l’oggetto del mio amore? Povera me, come sono cieca, come sono derelitta!

Il padre desolato chinò la testa, senz’altra risposta che il suo pentimento ed il suo dolore.

E mentre ella da alquanti minuti era immersa in quel profondo affanno, il grillo del focolare, udito da lei sola, incominciò a cantare in suono non lieto come l’usato ma flebile, lento e doloroso, tanto che le sue lagrime sgorgarono. E quando lo stesso genio che aveva vegliato l’intera notte col carrettiere le apparve e le additò il padre, il suo pianto divenne più dirotto.

Il dolce canto del grillo le fe’ nota ogni cosa, e benchè cieca ella ebbe coscienza del genio benefattore librato sul padre suo.

— Maria, disse la cieca, dipingimi la mia casa quale essa è veramente.