Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 122 — |
aveva di già trovato un supplente; tanto più che in quel giorno si celebravano le nozze di Tacleton ed egli si riprometteva di recarsi allegramente alla chiesa con Piccina; ma questo disegno era vano.
Ed era anche l’anniversario delle loro nozze: come poco egli prevedeva una tal fine ad un tale anno!
Il carrettiere aspettava con certezza la visita mattutina di Tacleton e non s’ingannò. Da pochi minuti egli passeggiava su e giù dinanzi la propria porta, quando apparve sulla via il carrozzino del negoziante di giuocattoli, e man mano che questo si avvicinava egli distingueva Tacleton vestito ed attillato a nozze ed il cavallo tutto adorno di nastri e fiori, che aveva l’aria d’un fidanzato più dello stesso padrone. L’occhio socchiuso di Tacleton era più maligno che mai, ma il carrettiere non vi badò: i suoi pensieri erano altrove.
— Gianni Peribingle, incominciò Tacleton con tuono di condoglianza, mio caro amico, come vi sentite stamane?
— Ho passato una notte cattiva, rispose il carrettiere scuotendo la testa; aveva l’anima agitata, ma ora è finita. Potete ragionare meco privatamente una mezz’ora?