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Di tanto in tanto l’ombra dello straniero offuscava nuovamente, sempre distinta e cupa, ma non più oscura come la prima volta, la visione; appena quella ricompariva, le fate gettavano un grido di generale costernazione e menando le braccia e le gambe con attività meravigliosa la ricacciavano, mostrando poscia a Gianni la sua Piccina più pura e bella che mai con trasporti di gioia.
Custodi del focolare domestico, spiriti che ignoravano la falsità, non potevano mostrarla in altra guisa che quale era veramente, attiva, risplendente, cara creaturina, delizia e sole della casetta del carrettiere.
Le fate più e più si esaltavano mostrandola col bimbo in collo fra vecchie matrone, affettando di essere ella stessa vecchierella e venerabile, poggiata con aria grave al braccio dello attempato marito e sforzandosi ella, donnina in bocciuolo, di persuadere ognuno che da lungo tempo aveva abiurato le vanità del mondo e che non era al certo strano che già fosse una mamma. Poi in un istante il quadro mutò, ed eccola ridente a motteggiare il carrettiere perchè sgarbato, ora tirandogli il colletto della camicia per farlo più baldanzoso, ora sal-