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sul fuoco; ma vi perdette la pazienza, o almeno la smarrì per un momento, chè l’acqua essendo freddissima ed in quello stato di congelazione e fluidità atta a penetrare ogni cosa era scorsa ne’ piedi della signora Peribingle, custoditi prima dallo zoccolo ed aveva inzaccherate le sue gambe. E la cosa gli deve parer dura, a chi con qualche ragione si pregia delle proprie gambe e tiene alla nettezza delle calze.
Inoltre il paiuolo era di più in più ostinato, non voleva saperne di stare in equilibrio, nè di prestarsi gentilmente alla rozzezza del carbone; s’inchinava davanti in guisa di beone e gocciolava sul focolare, da paiuolo idiota suo pari: era querulo e fischiava e borbottava sgarbatamente sul fuoco. Nè bastava; il coperchio resistendo alle dita della signora Peribingle si voltò sottosopra, poi, coingegnosa ostinazione degna di miglior causa, s’immerse da un lato e sparve nel grembo stesso della caldaia. Quando si trattò di estrarre dall’acqua lo scafo Real Giorgio, questo non oppose neanche la metà della mostruosa resistenza che fece il coperchio di quel paiuolo alla signora Peribingle, prima ch’ella ne venisse a capo.