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— Silenzio, Gianni Peribingle, mi duole, mi duole davvero; ma l’avevo sospettato fin dal principio.

— Che cosa dunque? chiese il Carrettiere mutato in volto.

— Silenzio vi dico! Seguitemi e vedrete.

Il carrettiere lo seguì senz’aggiungere altro; essi attraversarono un cortile sul quale luccicavano le stelle e penetrarono per una porticina nello scrittoio di Tacleton diviso dal magazzino da una semplice invetriata. Lo scrittoio era oscuro, ma nello stretto e lungo magazzino vi erano lumi che riflettevano sui vetri.

— Un momento! disse Tacleton; avrete la forza di guardare là dentro?

— Perchè no? rispose il carrettiere.

— Un momento ancora, non commettete violenze; sarebbe inutile, forse pericoloso: voi siete robusto, in men che non si dice un assassinio è commesso.

Il carrettiere lo guardò fisso negli occhi e diè un passo indietro come se fosse ferito al cuore; in un attimo fu presso l’invetriata e vide....

Quale ombra oscura il focolare domestico! Oh! povero grillo fedele, perfida moglie! Egli la vide con quel vecchio, non più