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I nostri militi, intanto, dal muraglione dei giardini del Vaticano, grandinavano cannonate e moschettate al di sotto, dove erano stati stretti i Francesi che si davano a precipitosa fuga, ma invano. Garibaldi e Galletti rimasero leggermente, feriti.

Sull’imbrunire della sera di ieri, i Francesi fecero istanze per avere dei chirurgi onde curare i numerosi feriti, essendo sprovvisti di essi. Fu risposto affermativamente non solo, ma si fece anche la proposizione di voler affidare alla Republica Romana quegli infelici per curarli negli ospedali nazionali, protestando sull’onore di usar loro tutti quei riguardi diesi usavano pei nostri fratelli. L’invito generoso fu accettato, e questa mattina, con varii omnibus e carri, furono trasportati negli ospedali di ambulanza.

Un giovinetto milite, di 16 o 17 anni, osservò a poca distanza un colonnello, che ferito, si dava alla fuga. Lo insegni per un miglio; venutogli a tiro di schioppo, lo colpi e lo uccise. Quindi, toltegli le spalline, pochi scudi ed altri oggetti, s’impadronì similmente di alcuni dispacci contenenti l’ordine del giorno relativo all’occupazione di Roma.

Il piano era il seguente:

«Occupare le porte Cavalleggieri ed Angelica, e quindi il Monte Mario con minaccie di bombardamento. Poscia, dalla piazza di S. Pietro, marciare dentro Roma, a baionetta in avanti, e spargere i proclami della ristaurazione del Governo pontificio».

Questa mattina i Francesi inviarono un parlamentario per proporre la restituzione scambievole dei prigionieri. Si rispose che si sarebbe accettata qua-