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Sterbini, allora, arringò il popolo e disse che, per amor del cielo, non dessero pretesto allo straniero di far credere che le deliberazioni dell’Assemblea erano violentate ed imposte dal popolo con la forza.

Intanto altri deputati cercarono di persuaderli con altre buone parole. Quindi, alcuni avendo aderito, gli applausi dei deputati verso il popolo riuscirono al pieno effetto.

Sgombrate le tribune, l’Assemblea si riunì in comitato segreto per deliberare sul proposito.

Dopo mezz’ora si riaprì la pubblica seduta, e fu letto il seguente Decreto:

«L’Assemblea, dopo le comunicazioni ricevute dal Triumvirato, e dopo libera e matura discussione, ha deliberato all’unanimità che debba il Triumvirato salvar la Repubblica respingendo la forza colla forza».

Strepitosi evviva del popolo e dei deputati ne «accompagnarono la lettura. Quindi un agitar di fazzoletti e di cappelli ed un gridar di viva la Repubblica! armi, guerra ai Francesi! successe alla lettura.

Varie Signore anch’esse si unirono alle grida, e coi fazzoletti applaudivano alla deliberazione.

Cernuschi, andato alla tribuna, trasse di tasca la sciarpa e disse che l’avrebbe gettata morendo tra le barricate.

Sterbini pronunziò altre parole caldissime ed analoghe per l’ordine e l’unione tra i cittadini.

Il generale Avezzana intervenne all’Assemblea; sali la tribuna e disse esser commosso in modo straordinario nell’ammirare tanta fermezza e tanto entusiasmo nei degni rappresentanti del popolo, e