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assicurò (non si sa con qual fondamento) che i Francesi venivano come amici e non come nemici.

Bonaparte lo interruppe gridando: Rispetto alla religione — odio eterno al governo dei preti!1. Dopo ciò, la turba si disciolse tranquillamente.

Ieri sera, alle 9, Mazzini, triumviro, scrisse al presidente dell’Assemblea perchè la dichiarasse in permanenza.

Quindi annunziò che 11 mila Francesi2 erano nel porto di Civitavecchia procurandone lo sbarco e che il comandante la spedizione, Oudinot, voleva pubblicare un proclama.

Il preside (Mannucci) pregò di sospendere ambedue le cose finchè non avesse preso gli opportuni concerti col Triumvirato.

Oudinot vi aderì.

L’Assemblea dichiarò traditori della patria quei deputati che si allontanassero da Roma e dal loro posto.

Il banco Torlonia ebbe lettera d’avviso per tenere a disposizione della spedizione francese un milione e mezzo di franchi.


26. — Ieri sera l’Assemblea voleva mettere in stato d’accusa Mannucci, Preside di Civitavecchia,

  1. La riunione ebbe luogo in piazza del Popolo, e finì al palazzo della Cancelleria. Colà parlarono G. B. Niccolini, detto il romano, per distinguerlo dall’illustre fiorentino, e lo Sterbini.
  2. Il numero dei Francesi sbarcati allora era di 9000 uomini; il totale di quelli che presero parte alla spedizione fu di 40.000; quello delle forze romane, disponibili durante la guerra, non superò i 18.000.