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allo sparo delle artiglierie di Castello ed al suono a festa delle campane, le truppe posero sulle baionette i shako in segno di letizia, a cui corrisposero i Deputati, che erano ai finestroni, agitando i fazzoletti e i cappelli.

Nella sera, vi fu illuminazione della cupola di un nuovo genere e con cambiamento. Alla consueta si sostituì una illuminazione a fuochi di bengala a tre colori, che, per altro, fu di breve durata e di non facile effetto. Quindi subentrò l’altra a fiaccole con variato disegno, che riuscì magnificamente.


10. — I canonici del Capitolo Vaticano non vollero, mai prender parte ad alcuna funzione che fu fatta in quella basilica dalla Repubblica ed il giorno di Pasqua, ad onta che ne fossero invitati, si ricusarono ostinatamente di prestarvisi. Tale contegno indignò altamente non solo il Governo, ma il popolo stesso.

In seguito di che, il Triumvirato, in data di ieri 9 corr., ordinò che quei canonici vengano multati personalmente della somma di scudi centoventi per ciascheduno, da pagarsi nel termine di giorni cinque1.


  1. Il Decreto diceva così: «I canonici del capitolo Vaticano, per pena del criminoso rifiuto alle sacre funzioni ordinate dalla Repubblica il giorno di Pasqua, sono multati personalmente della somma di scudi centoventi per ciascheduno». Il popolo, a dir vero, non rammaricò guarì la mancanza del papa, che, come ognun sa, pontificava il giorno di Pasqua. «Più d’uno, scrisse 10 Spada, (op. cit. iii, 360) sentivi ripeterti la parola, scaltramente diffusa nelle masse, che se era partito il vicario,