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10 Novembre. — Ieri desiderio generale di aver notizie della salute del re d’Italia.

L’Osservatore Romano fece il suo interesse spacciando un numero straordinario del suo periodico.

Intanto, si era sparsa la voce che un telegramma, giunto all’ambasciatore di Francia, ne annunziava la morte.


16. — Molti osservarono che il Giornale di Roma mantenne un perfetto silenzio sulla malattia del re d’Italia e sulla nascita del principe di Napoli.

Naturalmente, alcuni imprudenti dimostravano, senza ritegno, allegrezza per la grave malattia del re e dispiacere per la sua guarigione.

Sentendo poi che si era confessato e comunicato, declamarono e proseguono a declamare contro.

Nella malattia del re d’Italia i partiti politici si scaldarono. Alcuni augurarono la sua guarigione ed altri la morte, come salutare esempio della mano di Dio, che colpisce l’empietà.

Questi, saputo che si era confessato e comunicato, declamarono e proseguono a declamare contro il confessore che gli aveva dato l’assoluzione, e vorrebbero che il medesimo non andasse esente dalle censure ecclesiastiche.

Però, il mansuetissimo Pio IX, conversando affabilmente col professore Tenerani nel giorno che andò al chiostro della Certosa, disse; «Alcuni desiderano la morte del re Vittorio Emanuele; ma